Perché la Santa Pasqua mi commuove profondamente

Filosofia

La Pasqua come celebrazione del perdono e della fede

Dal Vangelo di Marco, la descrizione della quinta stazione della passione di Cristo: « Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio » (Marco 15,21-22)

La scena di Simone di Cirene che di Venerdì Santo, vede arrivare il figlio di Dio sotto il peso della croce, ed ha paura e vorrebbe fuggire, ma viene costretto a portare la croce di Cristo, a me fa pensare alla condizione umana.
Ancora più in questi giorni.

Perché è proprio vero che noi nella vita quotidiana corriamo il rischio di confonderci e ritenere che sia un pericolo, quello che in realtà potrebbe essere l’esperienza più profonda e meravigliosa della nostra vita.

Mi metto nei panni di Simone… in un giorno qualsiasi della mia vita, al margine di una strada qualsiasi…
… un po’ di clamore, un po’ di curiosità, quasi distrattamente giro lo sguardo verso un povero delinquente che va a scontare la sua pena.
Ma…
… incrocio lo sguardo di Dio, implorante e che vede tutto, ogni mio pensiero, ogni fibra del mio essere. Chiede aiuto, incalzato dai suoi torturatori.

Certo, chiunque avrebbe paura. A chiunque si piegherebbero le ginocchia.

E qui il mondo si divide.
Fra quelli che, terrorizzati, riescono ad alzare la croce che il destino ha fatto loro incontrare, con gratitudine e con pietà. Come Simone.
E quelli che neppure sotto la minaccia delle armi dei soldati romani lo farebbero (o lo farebbero solo per vigliacca paura, pieni di risentimento per l’ingiustizia di cui sono vittime).
Ecco cosa ci racconta il Vangelo pasquale ed il rito della Pasqua: che sta a noi scegliere se abbracciare o rifiutare la croce. Che sta a noi scegliere come farlo.

E ci insegna che, anche se guidati dall’amore o dalla fede, non abbracciamo la croce per altruismo.
Ma perché altrimenti non esistiamo.
La ragione stessa di esistere per Simone di Cirene, dopo avere incontrato Gesù sulla via del Golgota, è di avere sollevato la sua croce. Cosa sarebbe Simone se non lo avesse fatto ?vvChe immenso vuoto sarebbe rimasto nella sua vita ?vvE del resto, Gesù, avrebbe mai potuto essere, senza abbracciare la sua croce ?

E così noi.

Proprio quando la vita è terribile con noi, è il momento di stringersi agli altri, con generosità, amore, fiducia, possibilmente senza essere costretti in punta di spada.

Per aiutare e non per chiedere.
Ecco, vorrei dire a Voi tutti che in queste settimane di Quaresima ciascuno di Voi è stato Simone.
Ciascuno di Voi si è inchinato ed ha sollevato una croce non sua, con amore e con generosità.
Sulla via del Golgota, in questa strana Pasqua, non c’è stato un solo Simone, ma una folla.
Persone generose, coraggiose, che non hanno recriminato la mala sorte, ciascuno sollevando una croce non sua.
Ciascuno pronto ad aiutare uno sconosciuto, senza chiedere se sia un peccatore o un santo.

Vorrei dirVi che sono profondamente commosso di ciò. E sento una immensa gratitudine.
Per me questa Pasqua e quella del 2020 sono state la più sante e profonde di tutte le Pasque, perché nei miei occhi ci sono tutti quelli che si sono inchinati ed hanno raccolto la croce altrui e sono molti di più di quelli che si poteva immaginare. Sono intorno a noi, camminano con noi.

Che cammino sceglieremo nel prossimo anno, fino alla prossima Pasqua? Occorre essere testimoni di qualcuno che viene ingiustamente punito, torturato? Occorre che qualcuno crolli sotto il peso della sua immeritata croce? O saremo capaci di volere bene, anche senza essere costretti dal dolore di chi soffre ingiustamente?

Ecco, comunque vorrei dire GRAZIE a tutti quelli che nella mia vita si sono inchinati a raccogliere la mia croce, nella speranza di avere saputo, almeno in parte fare altrettanto.

Pubblicata: sabato 03 aprile 2021
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